La fecondazione con donazione di gameti. Da un pregiudizio ad una scelta consapevole per entrambi i partner.

La fecondazione con donazione di gameti è legale in Italia dal 2014 e questo, da un punto di vista psicologico, è un tempo brevissimo per considerare questa pratica medica come conosciuta, riconosciuta e accettata dalla maggior parte delle persone. Per tutti questi motivi quando a una coppia viene proposta come unica alternativa per avere un figlio è abbastanza comune rilevare sentimenti di rifiuto e sconforto che vanno accolti. E’ infatti normale provare dei sentimenti di diffidenza e timore verso aspetti o situazioni che non conosciamo approfonditamente. I problemi, però, si manifestano quando la coppia decide di farne una analisi partendo da un pregiudizio e cioè da un giudizio non maturo che ci allontana dalla possibilità di fare una scelta consapevole. Per questo non basta avere una conoscenza della tecnica da un punto di vista medico; Non serve soltanto sapere il processo attraverso cui il gemete di un donatore e di una donatrice vengono donati e poi utilizzati nella fecondazione assistita della famiglia ricevente, ma è fondamentale comprendere le implicazioni psicologiche che quella scelta può avere sulla coppia e sul bambino che nascerà in questo modo. Prendersi cura di una scelta del genere è quindi un atto di responsabilità, e soprattutto di amore, verso l’essere umano che si desidera far nascere.

Come psicoterapeuta che da anni si occupa di accompagnare le coppie infertili in questo viaggio di consapevolezza mi sento di consigliare di darsi il tempo di prendere una decisione pensata e valutata, anche quando il tempo della fecondazione assistita ci dice di affrettarci. Comprendo che il tempo psicologico e il tempo della PMA non vadano alla stessa velocità ma per l’importanza della decisione finale è vitale trovare un equilibrio tra questi due elementi. E’ importante capire se siamo in grado di rinunciare a un legame biologico, è fondamentale comprendere se entrambi i membri della coppia si trovano sullo stesso piano perché il lutto biologico non coinvolge soltanto l’aspirante genitore che dovrà rinunciare al legame genetico, ma anche quello che userà i propri gameti. Troppo spesso infatti si tende a pensare che il lutto biologico debba essere elaborato solo dal partner che vi rinuncia, ma non è così. La domanda che pongo sempre in stanza di terapia ai pazienti che incontro è questa: cosa avreste fatto se la situazione fosse stata al contrario?

Se la risposta è che non l’avrebbero mai accettata, allora è fondamentale soffermarsi su questa asimmetria perché potrebbe minare la solidità del progetto genitoriale che si vuole costruire. La fecondazione con donazione di gameti non è per tutti e deve essere condivisa da entrambi i partner, altrimenti il rischio è quello di creare dei genitori di serie A e dei genitori di serie B con delle conseguenze che potrebbero rendere molto fragili le relazioni familiari. Passare quindi da una scelta immatura a una consapevole significa, quindi, informarsi da un punto di vista medico e lavorare da un punto di vista psicologico, individuando se il progetto è accolto all’interno del “noi” di coppia. Significa comprendere se siamo pronti ad affrontare le ingerenze e le influenze di una cultura esterna che, in molti contesti, non considera adeguato il modo in cui è nato questo progetto genitoriale. Detto questo è evidente che qualsiasi tipo di scelta è un processo che non si esaurisce con la decisione finale. Affrontare questo progetto in modo consapevole significa quindi prendersi cura del desiderio di un figlio considerando non solo le esigenze individuali e di coppia ma pensando soprattutto a quel figlio che nascerà e al contesto in cui vivrà. Se sentiamo delle fragilità è importante prendersene cura, tenendo a mente che potrebbe essere un atto di amore anche quello di riconoscere i propri limiti e comprendere che quella scelta non è per noi.